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RASSEGNA STAMPA

Leggi, Regolamenti, Editoriali, Recensioni

1) 1° Novembre 2003 entrano in vigore i nuovi regolamenti su etichettatura, classificazione e commercializzazione degli oli di oliva

3) Il sito Ufficiale di A.I.A.B

4) Speciale OGM

5) Trattato sulla Legislazione sulla etichettatura degli oli di oliva

6) Regolamento 1019/2002 arrivano i controlli 

7) Banca dati legislativa sul biologico

8) I paradossi dell'olio di oliva

9) Guida ad una sana alimentazione (ducumento edito dalla Comunità Europea)

10) 1° luglio 2004: Entra in vigore il Regolamento CE 392/2004 (vedi sotto)

 

  • Scaffali invasi da oli deodorati? Ecco come risalire ai finti extra vergini

    E' tra le frodi più eclatanti e difficili da fronteggiare. Una pratica che consente di eliminare con facilità i difetti degli oli lampanti elevandoli di rango. I rischi di cadere in un incauto acquisto restano. Le indicazioni di Alissa Mattei per capire cosa c'è dietro
    Tra le frodi più eclatanti si deve mettere in evidenza il cosiddetto “deodorato”. Questo è noto da molti anni ed è stata una grande invenzione, nel senso che con un trattamento molto blando ed un gioco da ragazzi, si potevano eliminare i cattivi odori e sapori dell’olio lampante.
    Nel ’87 nasceva il controllo organolettico che portò un grande miglioramento nella qualità dell’olio vergine; tuttavia non riuscì a fermare questo tipo di frode in quanto da molti ritenuto un “semplice” miglioramento (upgrading) dell’olio lampantino spagnolo!
    I sistemi per individuare e studiare il processo di deodorazione vanno dall’assaggio ai metodi chimico-fisici semplici o complessi.
    Attraverso l’assaggio sicuramente per il prodotto puro è relativamente facile l’individuazione, soprattutto se il processo non è stato condotto in condizioni ottimali (il sapore di “cotto” è tipico del trattamento). Tuttavia in miscela, la situazione si fa molto più difficile.
    Sul versante dei metodi chimico-fisici, si sono studiati inizialmente i cambiamenti del substrato lipidico; tuttavia , mentre per una deodorazione normale (condotta a 200-240°C sotto vuoto od in corrente di azoto) è facile verificare la presenza di composti di neoformazione, per il deodorato ottenuto con temperature di molto inferiori ( anche sotto 100°C) con impianti moderni con vuoto spinto e minimo tempo di deodorazione, si rischia di non vedere niente.
    Di conseguenza è assolutamente difficile determinare la presenza di deodorato specialmente in blend.
    Dunque gli isomeri di posizione o “trans” e “coniugati” (via HPLC) non bastavano ad individuare la frode e nemmeno le pirofeofitine e gli 1-2, 1-3 digliceridi; ed oggi neanche gli alchilesteri.
    Che dire. Un bravo chimico e con grande esperienza sa valutare un olio solo esaminando il complesso delle analisi, ed alle volte basta un dato marker, anche se rientrante nei limiti di legge, a segnalare qualche situazione anomala.
    Certo non è facile tradurre l’esperienza e la sensazione del singolo in un sistema certo e riproducibile.
    Il problema “deodorato” che a volte può essere anche “lavato” cioè trattato con soluzioni alcaline per diminuire l’acidità, non è di facile soluzione ed i parametri già indicati precedentemente rischiano di essere solo indici di qualità e non di genuinità.
    Ma tant’è, se una azienda imbottigliatrice vuole difendersi comunque da un incauto acquisto può porre in essere capitolati all’acquisto così ben curati e dosati che possono in gran parte escludere la presenza di oli trattati, o per lo meno l’uso in quantità massiccia.
    In quest’ottica è auspicabile inserire, insieme ai limiti degli 1,2-digliceridi, delle pirofeofitine e degli alchilesteri, anche quelli dei biofenoli, nella loro composizione completa.
    Aggiungo un semplice ed interessante approfondimento, di utilità diagnostica, riguardante l’analisi delle pirofeofitine.
    La natura dell’evoluzione naturale dell’olio, legata soprattutto all’ossidazione, produce variazioni analoghe allo stress termico della deodorazione.
    Tuttavia esiste un elemento, a mio avviso molto importante e discriminante, che è la relazione tra ossidazione ed insorgenza di pirofeofitine.
    Nonostante che i parametri ossidativi ( indice dei perossidi e assorbimento nell’ultravioletto) non siano esaustivi ( meglio utilizzare il metodo analitico con HPLC), consentono di distinguere un olio naturalmente ossidato ( pirofeofitine alte ed k270 alto) da un olio trattato ( pirofeofitine alte e k270 basso).
    Per finire, per quanto riguarda la determinazione degli alchilesteri, come per gli altri parametri, è sicuro che ci sia una correlazione tra qualità e valore degli stessi, e dunque in modo indiretto, visto che il deodorato viene ottenuto da oli con difetti organolettici, esisterebbe una relazione con il trattamento di deodorazione.
    Ancora ben lontani da individuare un parametro confine tra oli extra vergini e oli deodorati, allo stato attuale, possiamo verosimilmente fare la distinzione tra oli di alta qualità e di bassa qualità e/o presumibilmente trattati.
    di

    Alissa Mattei
    31 Maggio 2008. Fonte: teatronaturale  Anno 6 | n. 21 | 07 Giugno 2008

     

  • OLIVICOLTURA BIOLOGICA: MENO PROBLEMATICA CHE IN PASSATO LA DIFESA FITOSANITARIA, SONO I COSTI E LA SCARSA PRODUZIONE A RENDERE POCO CONVENIENTE PASSARE AL METODO ORGANICO (di R.T) (09-Giugno 2007)
    L’agricoltura biologica rappresenta, per molti, un modo per rispettare maggiormente l’ambiente, per trovare un equilibrio con la natura e quindi per produrre “meglio”.
    Purtroppo, per ottenere questi risultati, si sconta un aumento consistente dei costi di produzione, maggiori difficoltà nel controllo fitosanitario di alcune patologie e, soprattutto, una diminuzione della produttività degli alberi.
    A fronte di un aumento dei costi stimato intorno al 20-30%, dovuto soprattutto all’alta incidenza dei mezzi tecnici bio (concimi e fitofarmaci) e delle spese di certificazione, la riduzione della produzione, secondo uno studio greco, è del 30-50% rispetto a un’azienda olivicola condotta secondo il metodo tradizionale.
    Stando a questi dati, un olio extra vergine d’oliva biologico dovrebbe costare più del doppio di un omologo, ugualmente di buona qualità, ottenuto da agricoltura convenzionale o integrata. 
    Un strategia aziendale che punti sulla filiera corta, sulla vendita diretta può sicuramente fornire migliori risultati, ma difficilmente, anche adottando economie di scala, si produrranno redditi accettabili.
    Il reale problema risulta infatti la produttività degli alberi che, è opinione e sensazione ormai comune e diffusa, è decisamente inferiore rispetto a piante coltivate secondo i metodi convenzionali o integrati.Tra i primi studi a quantificare la riduzione della produzione imputabile al metodo di coltivazione, il lavoro presentato dal Prof. Vemmos dell’Università di Atene, ha sicuramente il pregio della chiarezza.
    Il vero fattore limitante per una reale diffusione dell’olivicoltura biologica è quindi la riduzione della produttività degli alberi con un’incidenza non trascurabile sul conto economico aziendale.
    Bibliografia: - Vemmos et al, Initial results from a study of soil fertilità and leaf nutrient status in conventional and organic olive orchards, Atti Olivebioteq 2006, Vol II, Pag. 201-204
    Fonte: http://www.teatronaturale.it (09 Giugno 2007 TN 22 Anno 5)

     

  • ETICHETTE CON ORIGINE: SI PREVEDONO TEMPI LUNGHI  (01/06/2007). Si susseguono le riunioni all’interno della cosiddetta filiera dell’olio di oliva. Nell’ultimo incontro, in ordine di tempo, presso il Mipaaf c’erano le organizzazioni agricole e le Cooperative agricole ed agroalimentari accanite sostenitrici dell’origine delle olive in etichetta e c’erano gli industriali di Assitol a perorare la causa del Made in Italy. Mancava Federolio. L’obiettivo è quello di trovare un compromesso condiviso. Frattanto si parla di uno schema di decreto da presentare alla commissione Cee sottoforma di norma tecnica che trova entusiasti la parte dei produttori mentre tutti gli altri che ragionano hanno chiara la fine che farà: sarà bocciato come i precedenti tentativi di forzatura. A frenare gli entusiasmi e riportare tutti con i piedi per terra è dovuto intervenire il Ministro De Castro in persona. Il decreto, dato per operativo, è solo all’inizio del proprio iter ed ancora non è stato notificato a Bruxelles; una volta notificato passeranno tre mesi durante i quali potranno essere avanzate osservazioni ed dalla prima notazione passeranno automaticamente da 90 a 180 giorni per chiarimenti e contro deduzioni. Insomma un iter molto lungo e dall’esito quanto mai incerto.    

  • Qualità igienico-sanitaria: un cocktail tossico nei cibi dei bambini (Aprile 2006). La Soil Association (Gran Bretagna) e Organix, hanno presentato i risultati di uno studio triennale svolto dall’Università di Liverpool sugli effetti combinati di quattro additivi alimentari comuni, dimostrando un conseguente effetto neurotossico degli stessi. Gli additivi in questione, largamente impiegati in prodotti alimentari destinati ai bambini, sono: E 133 blu brillante, E 621 glutammato monosodico, E 104 giallo di chinolina, E 951 aspartame. La combinazione di questi additivi alimentari sortisce un effetto sinergico di neurotossicità largamente più potente di ciascuno dei prodotti preso singolarmente. L’effetto sulle cellule neuronali è risultato di 4 volte superiore nel caso del blu brillante in combinazione con il glutammato monosodico, e fino a 5 volte superiore quando il colorante giallo veniva combinato con l’aspartame. Lo studio indica che gli effetti sulle cellule neuronali sono di rallentare la loro crescita e di interferire con il corretto funzionamento dei segnali trasmessi. (Organic Advantage/B@n). Per saperne di più leggi
    E 133, E 621, E 104, E 951: i temibili quattro di Raffaella Roviglioni

  • Qualità igienico-sanitaria: i pesticidi coinvolti nell’incidenza dei tumori (Aprile 2006). Una rassegna di pubblicazioni specializzate del settore biomedico è stata realizzata dai ricercatori Newby e Howard, con lo scopo di approfondire le relazioni fra l’incidenza del cancro nel mondo occidentale e l’esposizione a contaminanti ambientali quali gli organocloruri (facenti parte di alcuni pesticidi). La relazione, a detta degli autori, è confermata da alcuni studi epidemiologici, mentre altri studi analoghi sono invece stati incapaci di giungere a conclusioni chiare. Tuttavia, studi in vitro e condotti su animali, assieme ad analisi epidemiologiche asseriscono che se anche gli adulti in salute esposti alla contaminazione non corressero rischi, la situazione per feti, bambini e ragazzi appare rischiosa. Le conclusioni tratte dagli autori indicano che l’esposizione ai contaminanti amb ientali quali pesticidi di sintesi e in particolare gli organocloruri (con particolari proprietà dannose nei confronti del sistema endocrino) possa essere una delle cause scatenanti la malattia del cancro, in particolare di quelle forme legate agli ormoni quali cancro al seno, alla prostata e ai testicoli. Data l’involontaria esposizione alle sostanze suddette da parte delle persone a rischio (donne in gravidanza, bambini, adolescenti e persone geneticamente predisposte) gli autori lanciano un invito alle autorità a ripensare il principio di precauzione sui pesticidi, richiedendo quale garanzia di innocuità studi di lungo periodo. (Journal of Nutritional & EnvironmentalMedicine/B@n)

     

  • Enviromental working group: a handy wallet guide to pesticide in product: http://www.foodnews.org (solo in ingelse)

     

  • Entra in vigore il Regolamento 392/2004: tutti gli operatori che producono, preparano, immagazzinano, importano da un paese terzo o commercializzano prodotti biologici devono notificare l'attività e assoggettarsi al sistema di controllo.

    Il Regolamento (CE) n.392/2004 (lo trovate QUI) dal 1 luglio cambia la vita ai dettaglianti che vendono prodotti biologici (e non solo a loro). 

    Il regolamento modifica l'articolo 8 del Regolamento n.2092/91, prevedendo, tra laltro:

    Gli operatori che producono, preparano, immagazzinano o importano da un paese terzo i prodotti di cui all'articolo 1 ai fini della loro commercializzazione, o che commercializzano tali prodotti devono: 

    a) notificare tale attività all'autorità competente dello Stato membro in cui l'attività è esercitata; la notifica comprende i dati di cui all'allegato IV;
    b) assoggettare la loro azienda al sistema di controllo di cui all'articolo 9.

    Sono esonerati dal regime di controllo in base al decreto legislativo 91152 del 07-07-05 (click qui per scaricarlo), gli operatori che rivendono i prodotti biologici direttamente al consumatore o utilizzatore finale in imballaggio pre-etichettato e debitamente preconfezionato e che non li producono, non li preparano, non li importano da un Paese terzo e li immagazzinano solo in connessione con il punto vendita.

    L'obbligo ricade invece sui rivenditori di prodotto biologico sfuso e  tutti gli altri operatori, compresi i grossisti e i distributori, anche se vendono prodotto preconfezionato.


     
  • SIAMO ALLE SOLITE. ECCO L’ENNESIMA TRUFFA CON FINTO OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA. SEQUESTRI PER 110 TONNELLATE

    Che il fenomeno sia di larghe proporzioni non vi sono dubbi. Nelle province di Caserta e Salerno i carabinieri dei Nas hanno scoperto alcune partite di oli insaporite e colorate con additivi chimici. Non è che la punta di un iceberg, manca purtroppo la volontà politica nel combattere le sofisticazioni. La grande incognita di cui si dice ancora poco resta intanto il ricorso a oli esterificati ottenuti attraverso un processo industriale di sintesi
    (26 Marzo 2005 TN 12 Anno 3)

    Non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima che un olio di semi venga spacciato per olio extra vergine di oliva. Accade, come è accaduto in passato; e accadrà finché non ci sarà una precisa volontà politica nel fronteggiare dignitosamente il problema frodi e sofisticazioni.

    L’olio extra vergine di oliva contraffatto è un classico a cui si è abituati. Non ci stupiamo per questo. Il lavoro degli organismi di controllo esiste ed è qualificato, ma fintanto che non si legifera in maniera seria non cambierà nulla.

    Legiferare in maniera seria significa fare in modo che coloro che vengono ritenuti colpevoli di frode e sofisticazione non debbano limitarsi a versare solo una multa di qualche migliaio di euro.

    Solo attraverso una normativa che intervenga a livello di codice penale si può fronteggiare il fenomeno. Non solo, è soprattutto a partire da una regolamentazione più severa, con parametri meglio definiti che si può ostacolare il fenomeno dei falsi. Ad oggi invece le regole sono di scarsa efficacia perché a maglia larga. E’ difficile tutelare i consumatori e i produttori seri nel momento in cui manca una precisa volontà in tal senso. Lo ripetiamo: per fronteggiare le frodi e le sofisticazioni è necessario un cambiamento di rotta.

    I sequestri che hanno effettuato i Nas è poca cosa rispetto alla vastità del fenomeno. Il limite è proprio dovuto a impedimenti di carattere burocratico. C’è da chiedersi a chi giova tale stato di incertezza.

    Tornando intanto all’episodio della cronaca di questi giorni, le persone coinvolte dall’indagine della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania sono in tutto cinque. La materia prima veniva acquistata da più parti ma era lavorata a Pagani e Cicerale, in provincia di Salerno. Il mercato di riferimento era quello tedesco, molto recettivo in materia di oli, ma evidentemente anche di oli camuffati, di finti extra vergine.

    A questo punto un interrogativo sorge spontaneo. Da una parte c’è chi inganna, è vero; ma dall’altra c’è pure chi vuole “accettare” l’inganno. Se chi acquista un extra vergine per poi rivenderlo al consumatore finale vuole comunque spuntare dei prezzi eccessivamente bassi non è a questo punto responsabile a sua volta - in maniera indiretta - della contraffazione?

    La truffa fa diventare ricchi. Il costo della materia prima si aggirava intorno ai 40-50 centesimi al litro, mentre il prodotto incriminato veniva presentato al consumatore a un prezzo tra i 4 e i 5 euro. Un bell’affare, senza nemmeno le fatiche dell’essere onesti. Inoltre, quale ciliegina sulla torta, il falso extra vergine era perfino spacciato per olio da agricoltura biologica. Proprio una bella storia. Peccato che i nomi delle cinque persone coinvolte non vengano resi noti, a parte le iniziali. Perché questa pruderie? Intanto i beni sottoposti a sequestro ammontano a sei milioni di euro. Non sono briciole.

    L’organizzazione curava di presentare al meglio il prodotto, partendo da oli di semi – peraltro di qualità pessima - cui si aggiungeva betacarotene per insaporirli e clorofilla industriale per dare colore. Gli oli venivano dopo la contraffazione imbottigliati con marchi di fantasia e riferimenti ad aziende inesistenti seppure con sede nelle regioni a maggiore vocazione olivicola, in modo da risultare di fatto riconoscibili e apprezzati dal consumatore. Il finto extra vergine made in Puglia, Lucania e Toscana. La commercializzazione, con falsi documenti commerciali, riguardava anche l’Italia del Nord, oltre che l'estero.

    L’aspetto più preoccupante è che avvenisse in stretta economia, giusto per ricavare il massimo dei guadagni. Di qualità scadente erano gli olio di semi, ma anche i prodotti chimici e gli additivi utilizzati, anch’essi di basso costo. In più c’è da rilevare che le operazioni avvenivano per giunta in modo improvvisato, senza nemmeno una adeguata formazione nel disporre i dosaggi giusti, onde evitare danni alla salute.

    Non solo oli di semi camuffati, per ingannare il consumatore spacciandoli per extra vergini. In chiusura cito da un lavoro di Luigi Caricato pubblicato sull’annuario dell’Unione italiana vini “Enotria”, nel 1999, ma ancora attuale, una dichiarazione di Nino Alfio Pettinato, allora comandante dei Nas: “... vi è il fenomeno della commercializzazione di oli esterificati, ottenuti attraverso un processo industriale di sintesi, partendo dalla materia prima costituita da acidi grassi animali trattati con solventi (solitamente glicerina) e aggiunta di olio vergine di oliva – cosiddetto inferno (pressione spinta del seme di oliva), al fine di ottenere un olio extra vergine di oliva dalle riconosciute caratteristiche organolettiche.”

    Il problema degli oli contraffatti non è comunque di facile soluzione, il rischio maggiore viene dalla vendita “porta a porta”, una strada difficile da contrastare. Il lato brutto del fenomeno sofisticazioni consiste inoltre nel fatto che a pagarne le conseguenze sono soprattutto certe categorie di consumatori deboli, che si affidano a un prodotto che ritengono di qualità e perfino buono per la salute solo perché in etichetta recita la parola magica “extra vergine”, senza però esserlo veramente. Costoro non comprendono che una discriminante è il prezzo, ma la storia è molto complessa. Come al solito gli onesti faticano ad avere spazi di mercato, mentre altri si impongono con l’inganno, sfruttando a loro vantaggio l’incultura del consumatore medio.

    Francesca Racalmuto (Fonte: http://www.teatronaturale.it)

     

  • 23 grammi al giorno tolgono il medico di torno. Conoscendo gli americani ed il loro rispetto per tutto quello che riguarda certificazioni, documentazioni e restrizioni, la notizia è di quelle che fanno veramente epoca.
    Nell’ambiente è rimbalzata con la visibilità che merita ma vale la pena ricordarla: la Food and Drug Administration, il severissimo ente che sovrintende a tutto quello che negli Stati Uniti riconduce ad alimenti e farmaci, ha autorizzato i produttori di Extra Vergine in vendita in America a stampare sulle etichette delle loro bottiglie un invito a consumare almeno due cucchiai di Extra Vergine (23 grammi) al giorno perché tale abitudine può ridurre il rischi di danni coronarici.

    Basterebbe avere un’idea anche vaga dell’estremo rigore della FDA per rendersi conto di quale importanza sia una tale concessione e quali riflessi positivi avrà sull’approccio e l’atteggiamento di quel mercato dove, vale la pena ricordarlo, problemi di salute legati all’alimentazione ed al consumo di grassi saturi rappresentano una vera emergenza per il paese che lamenta un cittadino obeso su quattro.

    L’Extra Vergine di qualità ha ancora molta strada da fare e molti mercati sui quali farsi conoscere. Il colpo di (meritata) fortuna realizzato in USA deve spingere i produttori ad inseguire la Qualità con tenacia e, diremmo quasi, con accanimento.

    Se per disgrazia su quel mercato dovessero arrivare alcune di quelle porcherie che, purtroppo, sono sempre in circolazione non osiamo neanche immaginare quali sarebbero i provvedimenti della Food and Drug Administration e quali le conseguenze per tutti, compresi quelli che l’Extra Vergine lo hanno sempre fatto buono. (fonte: oleoteca.it gennaio 2005)

 

  • LA SPAGNA BATTE IL RECORD DELL'ESPORTAZIONE DI OLIO. L'ultima campagna di commercializzazione dell'olio spagnola (2003-2004) si è chiusa con un record di esportazioni, che hanno raggiunto le 632.908 tonnellate, con un aumento del 17,7% rispetto alla campagna precedente. Il valore delle esportazioni, secondo i dati del Ministero del commercio estero, è stato di 1,58 miliardi di euro. Queste cifre, secondo il Ministero dell'agricoltura, confermano l'evoluzione positiva del settore dell'olio di oliva negli ultimi anni, con il consolidamento sia della posizione come settore chiave nell'economia agricola spagnola sia l'egemonia nel panorama olivicolo mondiale. Del totale esportato, 519mila tonnellate sono state destinate alla Unione Europea (qui l'Italia ne è stato il principale destinatario) con 337mila tonnellate. L'esportazione verso paesi terzi extraeuropei è stata di 115 mila tonnellate, diretta fondamentalmente verso il mercato degli Stati Uniti (29mila tonnellate), seguito da quello dell'Australia (15mila), Giappone, Messico, Corea del Sud, Brasile e Russia. Per quanto riguarda la produzione, si conferma il record di 1.416mila tonnellate, con un aumento del 65% rispetto alla campagna precedente e con il 31% in più rispetto alla media delle ultime tre campagne. Nonostante il record di produzione di questa campagna, il prezzo dell'olio al consumatore è salito nel 2004 del 17,3% rispetto all'anno precedente. (Agrapress 2005)

     

  • DALLA GRECIA BRUTTE NOTIZIE PER LA MOSCA. Sperimentato un nuovo prodotto micidiale e totalmente biologico. Si chiama Spinosad ed è un sottoprodotto della fermentazione aerobica di un batterio che si è già rivelato ottimo contro i coleotteri parassiti dei cereali nei magazzini. Miscelato con semplici melasse è l’ultima arma messa a punto per la lotta contro la Mosca Olearia. La notizia viene direttamente dalla capitale greca. Il quotidiano ateniese Kathimerini riferisce del programma che la dottoressa Elena Mageirou sta portando avanti su Citera, piccola isola del Peloponneso con la collaborazione degli olivicoltori del posto. Il preparato della giovane agronoma, specializzata nell’impiego di prodotti organici e biologici per la lotta antiparassitaria, oltre ad essere del tutto innocuo per la salute umana e per la catena alimentare della fauna, ha dimostrato la sua efficacia al pari dei nocivi prodotti a base di fosforo cui si deve far ricorso quando gli attacchi della mosca minacciano gli oliveti. Il Ministero dell'Agricoltura Greco, visiti i risultati fin qui ottenuti, ha deciso di estendere la sperimentazione agli oliveti delle isole di Creta, di Lesbo e di Corfù per svariate migliaia di ettari di piante.Sull’isola di Citera, intanto, quattro frantoi che collaborano al progetto della dottoressa Mageirou producono circa tre tonnellate di ottimo Extra Vergine biologico all'anno, una vera e propria rarità in un Paese dove le coltivazioni biologiche di olive rappresentano appena l'uno per cento del totale ma in cui i suoi abitanti - con quasi 25 chilogrammi di Olio all'anno a persona - sono i maggiori consumatori di Olio d’Oliva del pianeta. (fonte: oleoteca.it gennaio 2005)

 

  • NEW SCIENTIST: IL CIBO BIO RIDUCE RISCHIO INFARTI E CANCRO
    Finora le prove scientifiche che il cibo biologico sia  piu’ sano di quello convenzionale sono limitate. Il capo della British Food Standards Agency  ha addirittura dichiarato che non esiste nessuna differenza.
    John Paterson, un biochimico del Dumfries and Galloway Royal Infirmary, lo ha pero’ fortemente criticato per queste dichiarazioni “basate su pochissime informazioni”.
    Adesso Paterson, in collaborazione con un team del Royal Infirmary  e dell’universita’ di Strathclyde  ha fornito le prove che le minestre biologiche contengono quasi sei volte piu’ acido salicilico delle minestre non biologiche.
    L’acido e’ responsabile dell’azione anti-infiammatoria dell’aspirina, e aiuta a combattere l’indurimento delle arterie ed il cancro all’intestino. 
    “Mangiare bio fa bene alla salute” dice Paterson. “Non sono un evangelista del movimento biologico, ma abbiamo riscontrato  una differenza sostanziale”.
    Il livello medio di acido salicilico in 11 tipi di minestre biologiche in vendita in Gran Bretagna era 117 nanogrammi per grammo, paragonato ai 20 presenti in 24 tipi di minestra non biologica.
    La concentrazione piu’ alta dell’acido, 1040 ng/g, e’ stata trovato nella minestra di carota e coriandolo prodotta dall’azienda scozzese Simply Organic.
    L’acido salicilico viene prodotto naturalmente dalle piante come difesa contro stress e malattie.
    Questo potrebbe spiegare i livelli piu’ elevati di questa sostanza nelle verdure biologiche, che vengono coltivate senza la protezione degli insetticidi e diserbanti.
    Un’altra ricerca effettuata dal team di Patterson ha riscontrato livelli dell’acido notevolmente piu’ elevati nei monaci buddisti vegetariani rispetto ai livelli di chi abitualmente mangia la carne.
    La Food Standards Agency adesso ha promesso di analizzare questi risultati. 
    "Siamo a conoscenza dei benefici  riscontrati e studieremo la relazione con attenzione”, ha dichiarato un portavoce. Dati sulle ricerche ottenuti dal European Journal of Nutrition (vol 40, p 289), 2004

 

  • OGM: SECONDO STUDIOSO USA POSSONO PROVOCARE ANCHE CANCRO. Secondo uno studioso americano, che in un libro denuncia i pericoli degli organismi geneticamente modifocati (Ogm), un centinaio di persone sono morte e tra 5.000 e 10.000 si sono ammalate a causa di un integratore alimentare geneticamente modificato. Il latte prodotto con ormoni geneticamente modificati, secondo Jeffrey M. Smith, ha aumentato in modo significativo i casi di cancro alla prostata e alla mammella. In Gran Bretagna, secondo lui, le allergie cutanee sono cresciute del 50% a causa della soia geneticamente modificata importata dagli Usa. Secondo Smith, i cibi Ogm provocano intossicazioni, allergie e possono causare anche il cancro. Lo studioso e ricercatore americano sostiene di essersi basato su dati scientifici e denuncia i rischi taciuti per anni, negli Stati Uniti, da pressioni, inganni e manovre per camuffare la verità a vantaggio dell'industria biotecnologica. Quello che sul mercato viene presentato come un cibo senza effetto sulla salute, in realtà, avrebbe provocato almeno un centinaio di morti e tra i 5 e i 10 mila malati gravi per l'assunzione di L-triptofano, un aminoacido usato come supplemento negli alimenti geneticamente modificati. Sulle pagine del libro "Seeds of deception" (Semi dell'inganno), che la prossima settimana verrà sottoposto anche all'attenzione della riunione ministeriale della Wto (l'Organizzazione per il Commercio Mondiale) a Cancun, in Messico, Smith rivela anche come, nel processo per la creazione dei cibi Ogm, sia possibile il trasferimento negli organi umani di una categoria di geni, i cosiddetti promotori, che permettono di attivare il trans-gene. Questi geni sono considerati responsabili di imprevedibili effetti sulla salute, compresa la potenziale crescita di cellule pre-cancerogene. In particolare, il latte di mucche cresciute con un ormone geneticamente modificato contiene una quantità eccessiva di un ormone (Igf-1), che costituisce uno dei più alti fattori di rischio nella possibilità di contrarre cancro al seno e alla prostata. Nonostante persino l'Organizzazione mondiale per la sanità (Oms) abbia dimostrato la preoccupazione che gli Ogm possano provocare malattie immuni agli antibiotici, gli Stati Uniti hanno per anni taciuto, facendoli passare per cibi sicuri, ha spiegato Smith. L'esperto americano sostiene che molti studi sono stati distorti e gli scienziati che hanno provato a denunciare i problemi alla salute provocati dagli Ogm sono spesso stati privati di responsabilità o addirittura licenziati. (ANSA).
    Per saperne di più:
    www.seedsofdeception.com/
    www.organicconsumers.org/ge/seeds_of_deception.cfm
    www.safe2use.com/ca-ipm/03-08-16.htm


  • Miracolo olestra? L'ultima creazione da fantascienza alimentare comparsa negli Stati Uniti ha un nome sinistro: olestra. Si tratta di un olio creato in laboratorio, dalle proprietà singolari: si comporta come un cibo fantasma che, ingerito, compie il suo tragitto senza lasciare tracce. Perché è composto da speciali molecole che l'organismo non è in grado di digerire. Risultato? Calorie pari a zero. Ovvio che, in un paese ossessionato dal grasso come l'America, l'olestra abbia fatto gridare al miracolo. Anche perché a gennaio ha ricevuto il nulla osta della Food and Drug Administration, organo federale severissimo sotto il cui esame passa qualsiasi alimento o farmaco da mettere in commercio. Così da qualche mese negli USA sono reperibili speciali patatine fritte che non fanno ingrassare. Dopo i primi entusiasmi, però, arrivano le polemiche. Sembra infatti che questa macro molecola indigeribile riesca a "catturare" sostanze nutritive fondamentali come le vitamine A, D, E, K, e diversi carotenoidi importanti per la loro attività antiossidante. Dunque potrebbe provocare carenze nutrizionali e disturbi, perché intacca sostanze fondamentali per il nostro benessere. Senza contare i crampi allo stomaco e i problemi all'intestino che hanno colpito molti consumatori. C'è da chiedersi perché la FDA l'abbia autorizzato così rapidamente. VOI MANGERESTE QUALCOSA DI INDIGERIBILE???? Allora fate attenzione a patatine e fritti in commercio. Leggete bene con cosa sono stati fritti. (Fonte: http://www.dweb.repubblica.it)

 

  • LE MARGARINE. Gli acidi grassi sono essenziali affinché le nostre cellule funzionino normalmente e rimangano vive. Le membrane delle cellule consentono il passaggio dei minerali e delle molecole necessarie dentro e fuori dalle cellule. Membrane sane impediscono a prodotti chimici nocivi e ad organismi come batteri, virus, muffe e parassiti di penetrare nella cellula. Gli acidi grassi sono coinvolti in una miriade di processi chimici nel nostro organismo e sono usati da certi ormoni come blocchi per costruzioni.
    Due tipi di acidi grassi, omega-3 e omega-6, non possono essere prodotti dal nostro corpo e così devono venire assunti attraverso la nostra alimentazione. Sono chiamati "acidi grassi essenziali" (EPA), e se ne abbiamo una quantità adeguata possiamo utilizzarli per costruire gli altri acidi grassi di cui abbiamo bisogno. I supplementi a base di acidi grassi essenziali sono stati utili a molte persone con allergie, anemie, artrite, cancro, candida, depressione, diabete, pelle secca, eczema, affaticamento, problemi cardiaci, infiammazioni, sclerosi multipla, sindrome premestruale (PMS), psoriasi, metabolismo pigro, infezioni virali, ecc.
    Gli acidi grassi naturali, contengono un doppio legame di una configurazione particolare chiamata anche "cis" dai biochimici. La cis fa sì che la molecola sia curvata in modo che i due atomi di idrogeno siano dallo stesso lato del doppio legame. Questo significa che i legami tra le molecole sono deboli, risultando un punto di fusione più basso
    La margarina viene prodotta aggiungendo atomi di idrogeno alle molecole dei grassi per renderle più saturate, elevando il punto di fusione del grasso, in modo che rimanga solido a temperatura ambiente. Questo processo chiamato "idrogenazione", per innescare la reazione richiede la presenza di un catalizzatore metallico e temperature di circa 260°C.
    L'idrogenazione è diventata popolare in America perché questo olio non deperisce o diventa rancido così velocemente come gli oli normali e pertanto ha una durata maggiore. Potete lasciare un mattoncino di margarina sul tavolo per anni e non sarà intaccato da larve, insetti o roditori.
    La margarina è un non-cibo! Sembrerebbe che soltanto gli umani siano così pazzi da cibarsene. Dato che i grassi nella margarina sono parzialmente idrogenati, i produttori possono dichiarare che è un prodotto "polinsaturo" e vendercelo come cibo sano.
    Dato che questi grassi non esistono in natura, il nostro organismo non sa come comportarsi in modo efficace con loro, che agiscono come veleno su reazioni cellulari critiche. Il corpo tenta di usarli come se fossero buoni, avvolgendo le membrane cellulari.
    Ciò altera il normale apporto di minerali e di altri nutrienti, permettendo ai microbi delle malattie e ai composti chimici tossici di entrare nelle cellule più facilmente. Risultato: malattia, cellule indebolite, limitate funzioni organiche e sistema immunitario esaurito.
    Tali grassi possono anche deviare il normale meccanismo fisiologico per l'eliminazione del colesterolo. Il fegato stiva l'eccesso di colesterolo nella bile e lo invia alla cistifellea che lo svuota nell'intestino tenue giusto sotto lo stomaco. I trans-grassi bloccano questa conversione e contribuiscono ad elevare il livello di colesterolo nel sangue.
    Molti di questi problemi sono noti da 15-20 anni, ma sono stati largamente ignorati negli USA. In Europa, sono limitati nelle produzioni alimentari, e alcuni paesi permettono non oltre lo 0.1% di contenuto. Al contrario, negli USA le margarine possono contenerne dal 30 al 50%.
    Secondo il Dott. Russel Jaffe, un noto ricercatore medico, gli allevatori non nutrono i loro suini con trans-grassi altrimenti questi morirebbero mangiandoli.
    La margarina non è l'unico prodotto alimentare sul mercato con un contenuto significativo di trans-acidi. Ogni alimento che reca la scritta "idrogenati" o "parzialmente idrogenati" sull'etichetta contiene trans-grassi. Essi includono molti prodotti da forno quali pane, crackers, stuzzichini, oli vegetali raffinati.
    Evitate anche i prodotti contenenti olio di semi di cotone. Il cotone non è considerato una coltivazione commestibile per cui viene abbondantemente irrorato con pesticidi altamente tossici.
    Fonti principali di acidi omega-3:
    Le fonti principali sono olio di semi di lino organici e pesci come sgombri, sardine, tonni, trote e salmoni. Questi pesci non andrebbero fritti, e al contrario del pollo e del tacchino, andrebbe mangiato con la pelle, dato che è qui che c'è la maggior concentrazione di grassi desiderabili.
    Alternative:
    Per cucinare, usate burro invece della margarina. Anche il burro ha dei problemi, come residui ormonali e pesticidi, ma è un alimento completo. Una alternativa migliore sarebbe il burro liquefatto di bufala, o burro purificato. Usate olio di oliva, non friggete con oli leggeri polinsaturi come quelli di girasole, cartamo o mais. Si ossidano prontamente in dannosi radicali liberi alle alte temperature. Usate olio di oliva extravergine, pressato a freddo, di prima spremitura, preferibilmente con un colore verdastro e sedimenti sul fondo. Articolo tratto da NEXUS NEW TIME edizione italiana n° 11

     

  • Nove ambientalisti americani si sono sottopost a un check up e hanno scoperto di ospitare 101 sostanze chimiche dannose. (Repubblica, 15 febbraio 2003, articolo originale qui)
    SAN FRANCISCO - Puoi fuggire lontano dalla città e dallo smog, dedicarti a una vita salutista in campagna, smettere di fumare, mangiare solo prodotti dell'agricoltura biologica, ma c'è una discarica di rifiuti tossici da cui non riuscirai ad allontanarti mai: è il tuo corpo. Michael Lerner, leader ambientalista californiano, ha fatto questa triste scoperta la settimana scorsa, a 59 anni. Nel suo organismo hanno rilevato 101 sostanze chimiche altamente velenose tra cui diossine, arsenico, piombo e mercurio.
    Le ha accumulate mangiando, respirando, lavandosi, vestendosi come tutti noi, e non può più eliminarle. Lerner non lavora in una fabbrica chimica, non vive in una zona industriale inquinata ma nella verde e ventilata Baia di San Francisco. È uno dei nove militanti ecologisti che si sono sottoposti a un nuovo esperimento: il test clinico più accurato del mondo per scovare tutte le sostanze chimiche di origine industriale che finiscono per depositarsi nel corpo umano. È un esame costoso (più di 5.000 dollari a testa) che nessuna mutua rimborsa. Perciò lo ha sponsorizzato un'agenzia federale, il Center for Disease Control and Prevention, e le nove cavie umane sono state analizzate in una delle migliori cliniche universitarie americane, la Mount Sinai School of Medicine di New York.

    Dopo decenni passati a studiare la contaminazione dell'atmosfera, dei mari e della terra, gli scienziati dell'ambiente stanno rivolgendo la loro attenzione a una zona di inquinamento fin qui troppo trascurata: noi stessi. Nuove tecniche di analisi in laboratorio permettono di reperire con precisione tutte le sostanze tossiche e non riciclabili che si depositano dentro di noi, nel nostro sangue, nelle nostre cellule, nel sistema nervoso. Secondo la definizione della U.S. Environmental Protection Agency questo è il nostro "body burden", letteralmente la zavorra corporea che trasportiamo senza saperlo. Il sito Internet www.ewg.org vi propone un questionario molto semplice, con cui potete misurare le conseguenze delle più banali abitudini quotidiane sul vostro "body burden": ogni volta che usate shampoo e balsamo, deodoranti spray, lucido da scarpe, ogni volta che mangiate del tonno, mettete il detersivo nella lavatrice o camminate su una moquette sintetica, il vostro "body burden" si appesantisce di micidiali veleni chimici.

    Nei nove militanti ambientalisti che si sono sottoposti a questi lunghi accertamenti, i risultati sono stati inequivocabili. In media ciascuno di loro "contiene" una novantina di sostanze chimiche di origine industriale, di cui 76 sicuramente cancerogene, e altre in grado di provocare disturbi nervosi, malattie ormonali e cardiovascolari, sterilità o cadute delle difese immunitarie.
    Gli hanno trovato in corpo perfino prodotti tossici che in America sono vietati per legge dal 1976: probabilmente li hanno assorbiti da bambini, e non potranno mai disfarsene. Pesticidi, insetticidi, diserbanti, estrogeni, uranio, cadmio e altri metalli, solventi che alterano il sistema linfatico: come le discariche clandestine gestite dall'eco-mafia, il nostro corpo nasconde quei rifiuti che non possono essere né riciclati né distrutti. "Ho smesso di mangiare tonno, pesce spada e merluzzo dice Lerner da quando ho visto nelle rilevazioni scientifiche le quantità di mercurio che contengono questi pesci, vittime dell'inquinamento degli oceani. Ma ormai il mercurio che ho in corpo è già sufficiente per avvelenarmi, probabilmente mi ha già causato danni cerebrali".
    Una sua compagna in questo esperimento, Charlotte Brody, è una ambientalista che da vent'anni segue una dieta vegetariana a base di prodotti agro-biologici, eppure i medici del Mount Sinai Hospital hanno catalogato nel suo sangue e nelle sue urine 85 veleni chimici di origine industriale. "È la prova che purtroppo neanche lo stile di vita più sano ti può proteggere", commenta lei.

    Del resto i bambini cominciano a subire la contaminazione fin da quando sono embrioni nel seno materno. Un'altra ricerca del Center for Disease Control ha stabilito che oggi certi pesticidi si trovano depositati nel sangue dei bambini in percentuali doppie rispetto agli adulti. Alcune sostanze chimiche tossiche finiscono nell'organismo soprattutto durante l'infanzia perché sono usate nella fabbricazione dei giocattoli di plastica. E con l'adolescenza sale l'esposizione alla contaminazione dai prodotti per l'igiene intima e la cosmesi. Perfino le nostre case ci avvelenano lentamente: la vernice dei muri può contenere piombo, le vecchie costruzioni (anni '50 e '60) usavano l'amianto come isolante.

    Nulla si perde, il nostro corpo è condannato a immagazzinare quasi tutto. "I nostri nonni dicevano you are what you eat: siamo ciò che mangiamo commenta la scrittrice di scienze Francesca Lyman ; ora quel proverbio diventa una realtà misurabile in laboratorio: purtroppo siamo tutto ciò che abbiamo mangiato, bevuto, respirato, odorato e toccato durante la nostra vita, anche senza volerlo o senza saperlo". Ma per Jeannie Rizzo, direttrice del Breast Cancer Fund, la fondazione per la ricerca contro il tumore al seno, queste scoperte non devono indurre alla rassegnazione: "La reazione giusta è avere regole più severe, più controlli sull'industria chimica, sull'agricoltura e sui prodotti alimentari, per fare rispettare i divieti".
    Lo Stato della California, dove il test sulle nove cavie umane ha avuto una risonanza drammatica nell'opinione pubblica, qualcosa ha cominciato a fare: da questo mese impone ai supermercati di esporre i livelli di mercurio contenuti nei pesci in vendita.
    Repubblica, 15 febbraio 2003, articolo originale qui

     

  • USA: CONCLUSA UNA RICERCA SUL METABOLISMO DI PESTICIDI NEI BAMBINI. Un gruppo di bambini di circa 40 famiglie americane sono stati sottoposti a una ricerca sui livelli di pesticidi metabolizzati attraverso la dieta. I bambini sono stati divisi in due gruppi: uno di 18 che mangiava biologico e uno di 21 che mangiava convenzionale tutti di un’età compresa tra i 2 e i 5 anni, dello stesso sesso e di livello familiare simile. Al termine di tre giorni di dieta apposita sono state analizzate le loro urine. Lo studio, condotto dai ricercatori della Washington University, conclude che i bambini nutriti con una dieta biologica erano molto meno esposti a sostanze tossiche di quelli nutriti con una dieta convenzionale, addirittura sei/nove volte meno. I ricercatori hanno calcolato i livelli di sei elementi metabolizzati che derivano da circa 39 pesticidi organo-fosforici, tra i più usati negli Stati Uniti, di cui alcuni molto tossici. Nei bambini con una dieta biologica sono stati riscontrati livelli di elementi metabolizzati molto inferiori. Lo studio è stato pubblicato on line il 31 ottobre sul giornale “Environmental Health Perspectives” dell’Istituto Nazionale per le Scienze della Sicurezza Ambientale e verrà stampato nella prossima primavera. Richard Wiles del gruppo di lavoro dell’Istituto, organizzazione non-profit con sede a Washington D.C. vuole convincere l’USDA a rendere noto ai consumatori i risultati di questa ricerca. Uno dei ricercatori ha evidenziato che, anche se è difficile dire quanto sia pericolosa per la salute dei bambini l’esposizione ai pesticidi riscontrata, anche perché deriva da un numero di composti organo-fosforici presenti in frutta e verdura con livelli di tossicità molto differenti, è però vero che un’esposizione continuata anche a bassi livelli può diventare significativa. Bambini esposti a livelli alti sono a rischio di tumori al cervello e alle ossa, neuroblastoma e leucemia. (MSNBCnews)

  • VIZIOLI (AIAB): AGRICOLTORI BIO FIGLI DI UN DIO MINORE? "Stupisce la flebile e incerta risposta o addirittura il silenzio, delle associazioni di categoria che hanno strenuamente difeso l'agricoltura italiana senza se e ma, in occasioni ben più inquietanti quali la BSE, la diossina nei polli o i pesticidi negli alimenti e nell'ambiente. Eppure gli oltre 60.000 operatori che hanno scelto l'agricoltura biologica e fanno dell'Italia il primo Paese europeo per superficie investita e aziende interessate, sono ugualmente loro associati ma evidentemente figli di un Dio minore". E'quanto ha dichiarato il Presidente dell'AIAB (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica), Vincenzo Vizioli commentando i fatti degli ultimi giorni. "Stupisce anche il silenzio delle Regioni, autorità di controllo e vigilanza sull'attività degli Organismi di Controllo e Certificazione che operano nel biologico, - continua Vizioli - per dichiarare al consumatore se questi sono onesti competenti e capaci a garantire le produzioni biologiche. Il fatto che da parte loro non ci siano mai state denunce, conferma che così è; allora perché non dirlo? Forse si ha paura che parlare bene del sistema biologico possa dare troppa importanza al settore? Se così è perché nei Piani di Sviluppo Rurale l'agricoltura biologica è, almeno nelle parole, intervento centrale?" AIAB sta osservando con attenzione gli sviluppi della situazione per valutare l'opportunità di presentare denuncia contro i truffatori, come parte lesa a difesa dell'onorabilità del sistema e di tanti produttori seri ed onesti mal tutelati da chi li dovrebbe rappresentare. Ben vengano i controlli dei NAS a supportare la già efficace azione di vigilanza degli organismi di controllo, - conclude il Presidente dell'AIAB - ben venga l'impegno degli stessi O.d.C. ad aggiornare e migliorare continuamente l'operatività del sistema a garanzia dei consumatori e della stragrande maggioranza dei produttori onesti. Oggi il mondo del biologico ringrazia sentitamente il Ministro Alemanno per la sua onestà e coerenza verso il settore, restando in attesa di chi vuole rappresentare tutto il mondo agricolo ma usa il biologico solo come fiore all'occhiello quando gli serve, dimenticandosi sistematicamente di lui nell'agire quotidiano".(Comunicato Stampa Dicembre 2002)

  • Il parere degli esperti dopo l’indagine di Torino sulla «carne contaminata»: alimentazione ricca contro estrogeni e pesticidi (Corriere della sera, 5 dicembre 2002).
    MILANO - Anabolizzanti ed estrogeni nella carne, ma anche pesticidi in frutta e verdura, metalli pesanti nel pesce, antibiotici nel latte.
    Cosa mettono i nostri bambini nel piatto?
    I rischi di alimentarli con cibi «inquinati» sono concreti, l’inchiesta aperta a Torino dal procuratore Raffaele Guariniello sui 49 casi di bambine con telarca precoce (vale a dire lo sviluppo della ghiandola mammaria prima degli 8 anni) ha rilanciato il filone della sicurezza alimentare: quel seno fiorito troppo presto potrebbe essere legato all’assunzione di carne agli ormoni, fresca, liofilizzata, surgelata o omogeneizzata che sia.
    Così l’alimentazione diventa un boomerang : nascosti nel piatto, quei veleni vietati per legge fanno ammalare. Come difendersi? I pediatri sono tutti d’accordo: posto che la sicurezza assoluta nell’alimentazione non esiste, la regola deve essere la varietà dei cibi e l’attenzione alla qualità.

    VARIETA’ E QUALITA’
    Se non mangio la stessa carne tutti i giorni, lo stesso tipo di verdura, lo stesso pesce, la stessa frutta, la possibilità di restare intossicato si fa via via meno consistente, «perché - spiega Riccardo Davanzo, pediatra della clinica per l’infanzia Burlo Garofalo di Trieste - solo un’assunzione regolare e prolungata di alimenti contaminati può provocare danni biologici».
    Non basta cioè una bistecca con gli estrogeni per sviluppare nei bambini forme di pubertà precoci, problema su cui si stanno concentrando attenzioni sempre maggiori da parte dei sanitari. «La varietà consente di frazionare le eventuali sostanze negative contenute nei cibi - dice Amleto D’Amicis, ricercatore dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione -. Vietati i capricci: i bambini che mangiano solo poche cose corrono più rischi degli altri. Chi, per esempio, mangia solo i pomodori, rischia di assumere anticrittogamici in dosi tossiche».
    Ma senza allarmismi: «Al bambino arrivano prodotti di qualità - continua D’Amicis -. Sulla ristorazione scolastica, poi, esiste un protocollo rigido: gli appalti vengono dati alle aziende in grado di garantire il maggior numero di prodotti biologici certificati».

    SOTTO ACCUSA
    «La carne, se contiene una certa quantità di estrogeni, può femminilizzare e l’ingrossamento del seno è una conseguenza. Ma se un bambino utilizza per lungo tempo una crema con estrogeni, per esempio, l’effetto sarà lo stesso», riprende il pediatra Davanzo. Sotto accusa, dunque, non c’è solo l’alimentazione.
    «Ma per quanto riguarda la dieta, la famiglia non dovrebbe mai essere monotona e stereotipata: gli inquinanti, ormoni, antibiotici, metalli pesanti, mercurio, piombo, sono ovunque, si trovano anche nel latte della mamma, ma questo non porta a trarre conclusioni drastiche sull’allattamento, che anzi ha un grande valore. Mai fissarsi su un prodotto, mantenendolo costante», continua.
    E gli omogeneizzati? Da usare con buon senso: «C’è una finestra temporale in cui il bambino prende omogeneizzati perché li tollera meglio rispetto alla carne preparata in casa - risponde Davanzo - ma alcune mamme tendono a portarli avanti per troppi mesi. Ci sono bambini che da 6 a 12 mesi assumono in modo monotono sempre gli stessi alimenti. Sbagliato. Nulla, tranne il latte materno, ci garantisce. Poi dipende dalla quantità: non è necessario l’introduzione ossessiva di carne, un bambino non deve consumare quantità industriali di omogeneizzato, ci sono anche le proteine vegetali».
    (Corriere della sera, 5 dicembre 2002).

  • Un articolo apparso sulla rivista scientifica Jama fa il punto sulle vitamine che aiutano a vivere meglio e più a lungo e sui cibi che le contengono. Si tratta delle vitamine A, nei vegetali gialli e nelle uova, la C, in agrumi e broccoli, la E, in olio di oliva, olio di semi e frutta secca, la D, in latte e formaggi e che mantiene in forma le ossa. Importante risulta essere l'acido folico, in spinaci e altri vegetali a foglia verde, che protegge seno e colon dal cancro e che, insieme alle vitamine B6 e B 12 riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Roma, 6 nov 2002. (Adnkronos)

  • BIOTECH: LA TRUFFA E’ SMASCHERATA, GLI OGM SI TRASMETTONO ALL’UOMO. Dopo risultati ricerca inglese il presidente dei Verdi scrive a Prodi e Berlusconi: "Non ripetere esperienza mucca pazza. Sospendere Ogm e potenziare la ricerca"
    "I risultati della ricerca inglese sugli ogm riportati oggi sul Guardian dimostrano che gli organismi geneticamente modificati si trasmettono all’uomo. Lo avevano escluso esattamente come per il prione sulla Bse. Ripetere quell’esperienza in modo enormemente più esteso sarebbe una scelta criminale. Bisogna fermarsi in tempo". E’ il commento del presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio ai risultati della ricerca inglese, pubblicata oggi sul Guardian, che per la prima volta dimostra che gli ogm provenienti dalle coltivazioni stanno trovando una strada verso l'intestino umano attraverso i batteri, ponendo seri problemi di salute. La ricerca è stata condotta dall’Università di Newcastle su richiesta della Fsa (Food standards agency). Il leader dei verdi ha subito scritto al presidente della Commissione europea Romano Prodi e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiedendo "di sospendere ogni procedura di diffusione di ogm in agricoltura e di eliminare i campi già seminati, indennizzando gli agricoltori, finché non ci saranno adeguate certezze scientifiche garantite da una ricerca pubblica totalmente indipendente dalle multinazionali ogm ed escludendo quegli scienziati finanziati dalle grandi società farmaceutiche coinvolte". Gruppo verdi della camera Luglio 2002

  • RICERCA SVIZZERA: I PREGI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA
    L’agricoltura biologica, rispetto a quella convenzionale, usa le risorse in modo più efficiente e produce di più rispetto all’unità di energia consumata. Inoltre i terreni bio-coltivati conservano un’ampia comunità di organismi viventi che aiutano a preservare la biodiversità e la fertilità di un’area. E’ quanto emerge da una ricerca scientifica effettuata dall’Istituto dell’Agricoltura Biologica in Svizzera, durata ben 21 anni, i cui risultati sono stati pubblicati da “Science”, la rivista dell’American Association for the Advancement of Science. I due metodi di coltivazione, quello convenzionale e quello biologico, sono stati messi a confronto per un periodo così lungo dal momento che la fertilità e la biodiversità del suolo si sviluppano molto lentamente. In entrambi i sistemi, con l’utilizzo dello stesso terreno e delle identiche condizioni climatiche, sono stati coltivati patate, orzo, grano, barbabietole e trifoglio. Dalla ricerca è emerso che attraverso il sistema di coltivazione biologico, con un minore apporto di nutrienti (-35/50 %), si sono avuti raccolti solo del 20% inferiori rispetto al convenzionale. Inoltre sono stati utilizzati il 97% in meno di pesticidi e fino al 51% in meno di fertilizzanti rispetto ai metodi convenzionali. Nell’agricoltura biologica c’è una ricca varietà di microrganismi che a loro volta conferiscono una migliore struttura al suolo, una crescita più efficiente delle piante ed un maggiore assorbimento dell’acqua. La maggiore popolazione di insetti benefici come i lombrichi contribuisce alla fertilità del suolo e riduce della metà la necessità di fertilizzanti. (www.fibl.ch)

  • PESTICIDI NEL PIATTO 2002
    Il 50% della frutta analizzata dalle Agenzie Ambientali e dalle Asl risulta contaminata da pesticidi. Su 3.502 campioni infatti, ben 1.748 contengono uno o più princìpi attivi. Nello specifico, ben 584 (pari al 17% del totale) sono i prodotti con residui di diverse sostanze e 105 sono quelli palesemente irregolari, manifestamente fuorilegge. Un po’ meglio gli ortaggi, con 662 campioni contaminati su 3.239 esaminati (il 20% del totale). La percentuale totale di campioni "irregolari" risulta, inoltre, di fatto raddoppiata rispetto allo scorso anno. Questi, in sintesi, i dati più allarmanti emersi dal rapporto "Pesticidi nel piatto 2002", presentati a Padova da Legambiente, che come ogni anno, ha raccolto ed elaborato le analisi effettuate dalle Agenzie Ambientali e dalle Asl sui prodotti ortofrutticoli in commercio. "Il problema messo in luce da questi dati — ha detto Roberto Della Seta, portavoce nazionale di Legambiente — è che la legislazione in Italia, vecchia di oltre 30 anni, non prevede ancora un limite alla somma di più residui nello stesso alimento. In questo modo vengono definiti "regolari" prodotti che possono contenere fino a 6 princìpi contemporaneamente. Il numero dei prodotti contaminati conferma poi che in Italia continua l’abuso di pesticidi e altri fitofarmaci, compresi alcuni principi attivi come il Clorpirifos, il Procimidone, i Ditiocarbammati, il Benomil, da tempo classificati come cancerogeni all’estero".(www.legambiente.it)

  • PUBBLICATO IN GAZZETTA IL NUOVO REGOLAMENTO CE N. 473/2002
    È stato pubblicato nella GUCE del 16/03/2002 il Regolamento (CE) N. 473/2002 della Commissione del 15 marzo 2002 che "modifica gli allegati I, II e VI del Regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e all'indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari e che stabilisce norme dettagliate per quanto concerne la trasmissione di informazioni sull'impiego di composti di rame" e che entrerà in vigore il 23 marzo 2002. Le novità più grosse riguardano l’utilizzo del rame e dell’olio bianco nella difesa delle piante. Nell’allegato I si va a ridefinire con maggior precisione i tempi della conversione nonché le condizioni da considerare per eventuali deroghe (Applicazione Reg, CEE 2078/92 e appezzamenti allo stato natuarale). Inoltre si aumenta la percentuale di mangime convenzionale utilizzabile in caso di eventi eccezionali, sempre come deroga concessa dall’autorità competente. Nell’allegato II A (fertilizzanti) si proroga al 31 Marzo 2006 la possibilità di utilizzo di compost da rifiuti domestici. Maggiori novità nell’allegato IIB (Antiparassitari): i piretroidi, all’interno di trappole, sono utilizzabili senza limiti temporali; l’uso della metaldeide viene prorogato al 31 marzo 2006; l’uso del rame viene limitato alla quantità di 8kg /ha all’anno (calcolati come media quinquennale) fino 31 dicembre 2005 per poi passare a 6kg/ha all’anno dopo tale data; per le colture perenni (vite compresa) tali deroghe sono applicabili come segue: il quantitativo totale massimo utilizzato a decorrere dal 23 marzo 2002 fino al 31 dicembre 2006 non deve superare 38 kg di rame per ettaro — a decorrere dal 1 gennaio 2007, il quantitativo massimo che può essere utilizzato ogni anno sarà calcolato detraendo i quantitativi effettivamente utilizzati nei quattro anni precedenti dal quantitativo totale massimo di, rispettivamente, 36, 34, 32 e 30 kg di rame per ettaro per gli anni 2007, 2008, 2009 e 2010 e per gli anni successivi. All’allegato si aggiunge l’ortofosfato di ferro come molluschicida; l’olio bianco viene liberato dalle limitazioni temporali. L'uso della Nicotiana tabacum cessa dopo il 31 marzo 2002. Nell’allegato VI parte B (ausiliari di fabbricazione) viene tolto il limite del 31 marzo 2002 all’uso dell’idrossido di sodio utilizzato per la produzione di olio di colza. Sempre nell’allegato VI ma nella parte C (ingredienti di origine agricola non bio) si aggiungono fino al 1 aprile 2004 gli involucri animali (quelli per la preparazione di salsicce, salami ecc.). Per scaricare il testo integrale del Regolamento: http://www.aiab.it/associazione/banche/legge/

  • PARASSITI DA ELIMINARE
    Il fenomeno della pirateria dei marchi esiste da sempre. Periodicamente leggiamo sui giornali o vediamo in televisione, operazioni della Guardia di Finanza contro i falsari.
    Rolex, Cartier, Vuitton prendono le loro contromisure, ma ai margini dei mercatini, intorno ai monumenti, davanti ai supermercati, i vucumprà continueranno ancora ad offrire la loro mercanzia.
    Due settimane fa, in occasione della conferenza stampa sulle previsioni della produzione olearia di questa stagione, il Presidente dell’ UNAPROL, Nicola Ruggiero, consegnò al Ministro Alemanno una video-cassetta girata amatorialmente in alcuni supermercati stranieri, al di fuori dell’UE.
    Le immagini mostrano scaffali con bottiglie etichettate come Olio Extravergine Italiano. Prezzo 2 dollari e cinquanta!!!
    Il fenomeno potrebbe essere paragonato a quello delle borse e degli orologi, ma se ci fermiamo un attimo a riflettere ci rendiamo conto che c’è una differenza sostanziale. Nel primo caso è manifesta (e confermata da diverse sentenze della magistratura) una sorta di complicità tra chi compra e chi vende. Entrambe le parti sono consapevoli di trattare un falso.
    Nel caso che ci interessa è più che evidente l'intenzione, per chi vende, di raggirare il compratore usando suggestioni, immagini, crediti usurpati. Usurpati ed impuniti a causa del vuoto normativo finora esistente. (fonte: oleoteca.it). Dicembre 2001.

  • SOTTO ACCUSA I PESTICIDI IN AGRICOLTURA
    "Un allarme che non può passare sotto tono": i pesticidi ci metterebbero a rischio per il tumore del pancreas. Il sensibile e preoccupante aumento di queste neoplasie è stato riferito a Bologna durante una tavola rotonda nel Congresso della Società Italiana di Chirurgia, a cui hanno partecipato 3.000 specialisti. Sotto accusa, oltre ai soliti fattori killer come il fumo e un’alimentazione troppo ricca di grassi, le sostanze antiparassitarie che vengono utilizzate in agricoltura per proteggere frutta, verdura e legumi e che, puntualmente, finiscono anche nel nostro stomaco.
    Si tratta per ora solo di ipotesi, come sottolinea Gian Massimo Gazzaniga, primario chirurgo all’ospedale Galliera di Genova e presidente del congresso, ma l’incremento percentuale di questo tumore, triplicato negli ultimi 50 anni soprattutto in paesi industrializzati come l’Italia, fa ritenere il sospetto più che fondato. «Purtroppo non esistono studi e quindi non abbiamo la validazione scientifica», osserva lo specialista. «Certo, presumibilmente una certa quota di aumento è determinata dalle maggiori possibilità diagnostiche di oggi: grazie all’imaging scopriamo più casi di prima».
    Il tumore del pancreas è, tra tutte le neoplasie, una delle più subdole: dà segni della sua presenza quando è troppo tardi, mentre una delle prime manifestazioni evidenti è la comparsa dell’ittero. «La localizzazione più frequente», continua il professore, «è la cosiddetta testa dell’organo: il paziente arriva alla diagnosi senza i dolori classici che possano fa pensare ad una colica biliare e, purtroppo, nell’80 per cento dei casi non è più possibile intervenire in modo radicale perché da malattia d’organo si è trasformata in malattia sistemica con la comparsa di metastasi al fegato, al midollo e al peritoneo».
    I pesticidi agirebbero nel nostro organismo dopo esser stati assorbiti e attraverso un meccanismo d’azione che attaccherebbe il Dna, modificandone la struttura. «Tra i nostri componenti cellulari», spiega il docente, «ci sono il KRas e il P53: il primo determina la moltiplicazione continua delle cellule che, però, viene frenata dal Codon12 (un regolatore appunto della moltiplicazione); il p53 è invece deputato alla apoptosi, cioè alla morte programmata delle cellule. Nel tumore del pancreas risultano alterati i meccanismi: da una parte le cellule continuano a proliferare, dall’altra non hanno più il freno della morte programmata. Un fenomeno perverso che le fa moltiplicare senza morire: mi auguro che questo induca a iniziare ricerche proprio nei confronti dei pesticidi».
    Al momento non c’è un’arma per sconfiggere il tumore del pancreas: la stessa chirurgia è costretta ad alzare le braccia, le tecniche sono ancora le stesse di vent’anni fa. «La terapia chirurgica da sola ha raggiunto limiti che attualmente è difficile superare", continua Gazzaniga, «e anche se la prognosi è deludente per non dire disperante, il ricorso al bisturi è oggi l’unica certezza. Ma da sola la chirurgia non ce la può fare: oggi bisogna ricorrere alla terapia multimodale: con l’aiuto del radioterapista e dell’oncologo per ottenere una sopravvivenza almeno accettabile. Il futuro, a mio giudizio, è affidato alla terapia genica: attraverso vettori virali e non, si trasportano particelle geniche in grado di distruggere l’aggressività biologica di questi tumori».
    Per fronteggiare l’emergenza pancreas gli specialisti riuniti a Bologna hanno stabilito di partire con uno studio prospettico randomizzato che coinvolgerà più centri: Genova, Padova, Verona, Milano, Roma, Grosseto e Pisa. I pazienti saranno trattati tutti con lo stesso protocollo con l’obiettivo di trarre conclusioni affidabili e omogenee. Fonte: La Repubblica 15 novembre

  • PUBBLICATO IL REG CE 2491/2001
    Bruxelles (Belgio) – Il nuovo Regolamento CE 2491/2001 della Commissione del 19 dicembre 2001 rinnova l’allegato III che prevede i requisiti minimi di controllo, modificando il Reg. Ce 2092/91 sul metodo di produzione biologico. Molte le novità che interessano le aziende e tutte sulla scia di una maggiore chiarezza e certezza normativa, divisione dei ruoli, rintracciabilità delle partite di prodotto, uniformazione delle procedure a livello nazionale ed europeo. Si attende per febbraio 2002 le pubblicazione di una Linea Guida che chiarisce in dettaglio le attività di controllo da esercitare sugli operatori del biologico. BioAgriCert in questi anni, attraverso il sistema Trasparente-check ha già compiuto importanti passi avanti anticipando le innovazioni che verranno introdotte prossimamente a livello europeo. Prossimamente sarà pubblicato anche la revisione del nostro manuale di qualità adeguandolo alle modifiche introdotte da questo nuovo regolamento.

    Vediamo intanto le novità più importanti introdotte dal nuovo Regolamento:

    • Si chiarisce finalmente come devono essere certificati i prodotti, la linea guida prevede in allegato il certificato di conformità dei prodotti con validità di 15 mesi. Precedentemente erano definite solamente le caratteristiche del certificato di importazione da paesi terzi. In questo modo si colma un vuoto normativo attualmente coperto dall’iniziativa dei singoli OdC, con conseguenti problemi di disomogeneità in Italia ed all’estero.

    • In pratica tale certificato garantirà il processo di produzione e i prodotti biologici in tutti i paesi della UE. Si responsabilizza l’operatore a mantenere l’identificazione delle partite di prodotto con l’obbligo di dichiararne la conformità nei documenti di trasporto o in attestati che accompagnano la merce alla vendita. Gli OdC dovranno verificare che le quantità di prodotti in entrata ed in uscita dalle aziende siano coerenti, utilizzando il più possibile sistemi informatici che consentono un maggior controllo.

    • Nei piani di controllo sono incentivate le visite non annunciate all’operatore.

    • Sono chiarite meglio le registrazioni da tenere e le modalità di gestione del prodotto biologico. Si precisa che i prodotti venduti direttamente ai consumatori devono essere contabilizzati quotidianamente.

    • In fase iniziale del controllo (requisito valido anche per le aziende già operative) sarà solo l’operatore a dover redigere una relazione tecnica che descrive l’unità produttiva, gli stabilimenti, l’attività svolta e tutte le misure concrete da adottare per garantire il rispetto del Reg. 2092/91. L’OdC in quanto parte terza non può collaborare con l’azienda alla sua stesura. Saranno quindi sempre più importanti le collaborazioni con consulenti esterni specializzati.

     

  • COME FERMARE I POLLINI OGM La notizia è di quelle che fanno annichilire: dopo quella estiva che ci ha informati che praticamente tutti i cereali sono stati manipolati 20-30 anni fa mediante radiazioni ora, da analisi effettuate dall'Aiab - uno dei maggiori enti certificatori nazionali per il biologico - risulta che il 40% dei mangimi utilizzati nell'agricoltura biologica ed il 100% dei mangimi convenzionali (da agricoltura chimicizzata) sono risultati positivi agli OGM. In altre parole significa che di fatto tutte le vacche italiane in allevamento convenzionale starebbero mangiando OGM, e lo stesso dicasi per almeno quattro vacche in allevamento biologico su dieci. Dato che in tutti i disciplinari di produzione bio si esclude l'utilizzo di mangimi OGM e dato che il prodotto bio è presentato come l'unica alternativa valida per il consumatore ci si chiede come sia potuto avvenire ciò. Cerchiamo quindi di entrare dentro la notizia. L'industria sementiera, produttrice di semi OGM, ha adottato una semplice strategia: inserire (di nascosto) l'1% di semi OGM nei semi non OGM venduti. Ciò ha portato ad una semplice conseguenza: i pollini OGM hanno fecondato anche le piante non OGM determinando la situazione di cui sopra. Presa coscienza della "frittata" oramai fatta, queste stesse ditte, tramite canali di divulgazione e comunicazione amici, ci instilleranno il seguente pensiero: se tutto oramai è diventato di fatto OGM, perché continuare a metterlo al bando? tanto vale "per noi" accettarlo e per "loro" venderlo liberamente. Ecco che così, all'improvviso, ci troveremo in mondo di OGM legale. Cosa fare? Nel nostro lavoro di ricerca ci siamo voluti confrontare anche con questo problema, problema che è determinato dalla incapacità da parte della pianta normale di riconoscere il polline OGM e respingerlo.
    Nel processo di fecondazione la pianta femmina riceve il polline e lo riconosce mediante un processo enzimatico denominato chiave-serratura. Mediante questo sistema la pianta femmina riconosce il polline appartenente alla stessa specie e lo accetta, mentre non accetta pollini estranei o solamente cugini. In altre parole un melo si lascia fecondare dagli altri meli ma non dai peri o dalle more o dalle … carote.
    Il polline OGM (vero cavallo di Troia) è praticamente identico a quello non OGM e quindi una pianta normalmente non lo sa riconoscere. La nostra ipotesi di lavoro riguarda quindi la possibilità di alzare la capacità naturale della pianta di riconoscere i pollini, alzarla fino al punto di riconoscere l'OGM e non lasciarsi fecondare. Ipotizzato questo degli amici hanno seminato (in ambiente chiuso e quindi protetto contro le importazioni e le fughe di pollini) del mais OGM e non OGM. Il primo era di origine commerciale, il secondo era di nostra provenienza. cioè omeodinamico. La semina è stata effettuata a piante alterne in modo da favorire la massima impollinazione incrociata e sul seme del mais non OGM è stato irrorato un prodotto omeopatico atto, a nostro avviso, ad innalzare la capacità di riconoscimento del polline OGM. Dato che il mais OGM era giallo ed il nostro bianco, alla fine della prova abbiamo semplicemente controllato il colore delle cariossidi delle pannocchie. Ebbene i risultati sono stati i seguenti: il mais nostro (nato da seme non OGM) presentava una presenza di cariossidi (chicchi) gialli pari al 2,5%, mentre il mais nato da seme OGM presentava una percentuale di chicchi bianchi pari al 65%. Da questa prima semplice prova possiamo quindi formulare le seguenti ipotesi: il polline OGM è regrediente se confrontato con il polline di piante coltivate con il nostro metodo; come dire che alla lunga, se si attua una agricoltura eco-compatibile di alta qualità, l'OGM è perdente in quanto dotato di minor vitalità.
    Altre prove dovrebbero essere fatte per verificare ulteriormente questa prima indicazione: noi però dobbiamo fermarci qui in quanto non abbiamo i mezzi per procedere oltre. (Fonte: greenplanet).

  • ANSA, AGI, REUTERS - Compendio da estratti del 3 luglio - Il Governo Spagnolo ha bloccato la vendita e l’uso a scopo alimentare dell’olio di sansa. Il Ministero dell’Agricoltura di Madrid ha spiegato che il provvedimento è stato preso dopo che nei campioni analizzati sono state trovate tracce di idrocarburi e più precisamente di benzopirene. Secondo il comunicato ministeriale, firmato dal ministro Miguel Arias, gli idrocarburi potrebbero essere stati immessi durante le fasi della lavorazione. Negli anni 80 oltre 400 persone morirono ed altre centinaia rimasero intossicate con gravi conseguenze permanenti a causa della vendita truffaldina di olio di colza (che e` tossico ed e` per esclusivo uso industriale) spacciato come olio d’oliva a prezzi stracciati. (fonte: oleoteca.it).

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